
La lotta (sbagliata) contro i contribuenti lascia solo macerie. Lo Stato batte cassa ad Amatrice, vuole qualche spiccio (90mila euro con gli interessi) e minaccia di fermare la ricostruzione del paese devastato dal terremoto del 24 agosto 2016. L’accanimento di Agenzia delle Entrate e Inps impavidamente denunciato dal sindaco del comune laziale Giorgio Cortellesi ieri sul Messaggero lascia senza parole. Con una raccomandata l’Erario ha chiesto ad Amatrice di versare 43mila euro per sanzioni e interessi per il ritardato pagamento delle ritenute Irpef del 2016 che l’amministrazione aveva versato solo nel settembre del 2018, in ritardo di un annetto. Chiariamo bene: l’amministrazione allora in carica era riuscita con mille acrobazie a pagare regolarmente gli stipendi ma non era riuscita a pagare i cosiddetti contributi Cpdel e Inadel dei propri dipendenti per due mesi: agosto e settembre 2016. «Non avevamo carta e penna, neanche il telefono, abbiamo pagato tutti i contributi ma in ritardo». Ma le sanzioni no. Lo scorso 3 febbraio anche l’Inps era arrivata a battere cassa: 50mila euro, il conto salatissimo della condanna definitiva, di cui almeno 40mila tra sanzioni e interessi per una «inadempienza contributiva» che risale al periodo del sisma. «Un’ingiustizia perpetrata a nostri danni», dice Cortellesi, che rivela come Inps e Entrate abbiano ulteriormente sollecitato il pagamento, per evitare sanzioni più alte di un terzo.
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