
«Ora dobbiamo cambiare verso all’accertamento». Quando il viceministro all’Economia Maurizio Leo commenta così i risultati 2022 dell’Agenzia delle Entrate, in platea si capisce che l’aria è cambiata. Dopo le cifre snocciolate dal «poliziotto cattivo» Ernesto Maria Ruffini, confermato (un po’ a sorpresa) direttore dell’Agenzia delle Entrate e Riscossione per il suo terzo mandato consecutivo, le parole distensive del «poliziotto buono» Leo sulla necessità di «una tregua fiscale come nuova sfida» aprono ufficialmente la strada al nuovo corso che l’esecutivo vuole imprimere all’Erario, a partire dalla sterilizzazione dell’Iva per alcuni beni di prima necessità, sia per rilanciare i consumi sia per aggirare eventuali frodi sull’imposta che, a oltre 50 anni dalla sua approvazione, merita un tagliando. E cancellando in automatico le cartelle scadute dopo cinque anni. La «nuova» Equitalia-Riscossione non dovrà essere più (o quantomeno non solo) un meccanismo spietato che arriva a contraddire persino se stesso pur di raccattare fino all’ultimo spiccio promesso allo Stato, ma l’ingranaggio decisivo di un fisco amico che fa della compliance – favorire l’adempimento spontaneo – un impegno più che un vuoto slogan, come è successo finora. Quindi «basta avvisi bonari o altri documenti ad agosto e a dicembre» per dare «un po’ di quiete al contribuente in periodi particolari dell’anno, senza generare difficoltà ai contribuenti».