Il governo sul fondo Salva Stati e il caso Santanchè. Fdi: lei ha già chiarito Mes, i dubbi di Tajani

 Le fibrillazioni nel centrodestra tra Lega e Fratelli d’Italia sono un copione già visto.Domani e lunedì si vota per le regionali in Molise. I due partiti, che occupano il fronte di destra della coalizione, tirano al massimo la comunicazione sulle battaglie identitarie. Il Mes, dossier spinoso, è l’asso che il vicepremier Matteo Salvini cala sul campo per compattare la «sua» comunità, provando a drenare il consenso degli anti-establishment Ue. Un campo, quello del Mes, che Fratelli d’Italia non può (e non vuole) lasciare sguarnito. Nella partita si infila Forza Italia: «Ero favorevole prima che arrivasse il Recovery Plan ma il regolamento attuale non pone alcun controllo da parte del Parlamento Europeo e della Commissione europea e questo non va bene», dice il ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’ipotesi ora è lo slittamento a luglio del voto in Aula sul Mes. Ambienti di governo come estrema ratio arrivano a ipotizzare anche un rinvio a settembre, strada che presuppone però la de-calendarizzazione in Conferenza dei capigruppo della ratifica già fissata al 30 giugno. Comunque, la questione del trattato innesca il cortocircuito tra Lega e Fdi. Salvini porta al tavolo della maggioranza la posizione (storica) di Borghi e Bagnai: «Non ritengo che ci sia bisogno di mettersi in mano a Fondi stranieri e a soggetti stranieri anche perché 600.000 italiani nei giorni scorsi hanno sottoscritto i buoni del tesoro per più di 18 miliardi. Quindi io preferisco che le infrastrutture italiane, le scuole italiane vengano costruite chiedendo i soldi agli italiani e così il debito rimane italiano».

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