Imprenditori stangati e condannati padre e figlio : Cade l’accusa di mafia

Arriva a distanza di 14 anni dalle indagini della Finanza e della Mobile di Firenze dirette dalla Dda e a oltre 7 dall’inizio del processo, la sentenza del Tribunale (presidente Fabio Gugliotta, giudici Gian Maria Faralli e Valeria Vecchio) sul vorticoso giro di acquisizione di aziende in crisi, tra cui diverse ditte tessili di Prato e Montemurlo. Aziende le cui gestioni – dopo i sostegni economici offerti all’inizio – venivano assorbite dal gruppo di acquirenti. Anche – per l’accusa – con minacce, estorsioni e violenze, spedizioni punitive per azzerare proteste dei dipendenti e rivendicazioni sindacali. Il tribunale però non ha riconosciuto questa ultima aggravante sollecitata dal pm Giulio Monferini che aveva chiesto pene più elevate. La decisione del Tribunale risulterà decifrabile con le motivazioni. Deposito entro 90 giorni. Condanne per i due principali imputati: a B. D. 16 anni, 7 mesi e 6520 euro di multa, per il figlio Diocrate 10 anni, 15 giorni e 4060 di multa. Condannati anche G.C. (3 anni e 8 otto mesi, 500 euro), G. L. (2 anni e 6 mesi, 600 euro), L. M. (3 anni e 4 mesi, 350 euro). Nel 2011 una decina di arresti. B. D. , settantenne della provincia di Caserta, residente a Quarrata, era ritenuto vicino a clan camorristici campani. D. jr. era titolare, all’epoca, delle aziende nate dal “Gruppo Flowers” di Montemurlo. Tra le vittime del gruppo che secondo la dda agiva con metodi tipici della camorra, un sindacalista Cgil di Prato, ora in pensione.


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