Morto Paolo Graldi, ex direttore del Mattino: carta stampata, tv e radio

Non coltivava relazioni, curava amicizie Paolo Graldi. Non era saccente, era sapiente. Non inseguiva i politici né si faceva inseguire da loro. Non si dava arie da pensatore, era semmai un consigliere nel senso che riservatamente e affettuosamente dispensava suggerimenti: umani, morali, professionali e perfino medici (da bimbo voleva fare il dottore al pronto soccorso e fino all’altro giorno se gli dicevi «Paolo, mio figlio ha un rossore dietro all’orecchio» lui si mobilitava all’istante tra dermatologi e bugiardini) e tecnologici (era appassionato di ogni apparecchio digitale e oltre alla scrittura adorava la fotografia). Ora che Graldi non c’è più, ed è appena scomparso a 81 anni, viene da pensare a tutto ciò che lui non è stato e questo si può riassumere (anche se ne servirebbero un milione) in sette parole: non è mai stato il giornalista tipico. Che, al contrario di Paolo, è in molti casi inutilmente polemico, corporativo e auto-referenziale, più rivolto al passato che al presente e al futuro (c’era sempre l’avvenire in quello sguardo, dietro le lenti dei suoi occhiali tondi e la nuvola di fumo) e così concentrato su se stesso («Mi sono letto e mi sono piaciuto un sacco stamattina», era il modo in cui lui  metteva in caricatura i colleghi narcisi, oppure: «Ciao, come sto?») che non può arrivare dove Graldi alloggiava comodamente e con spirito leggero ma profondo, libero di spaziare su tutto senza atteggiarsi a tuttologo e capace di non prendersi sul serio pur essendo una persona seria.Verrebbe, in questa occasione così triste per chiunque lo abbia frequentato (c’è chi lo chiamava lo «Spargi-affetto»), di parlare soltanto dell’uomo, che comunque coincideva con il giornalista, e però la sua carriera è stata talmente brillante che eccola in brevissimi cenni. Ha diretto il Mattino; ha guidato il Messaggero; ha avuto grazie a Francesco Gaetano Caltagirone, di cui è stato amico per lunghi decenni e fino alla fine, un ruolo cruciale in questo gruppo editoriale; ha fatto molta tivvù e radio, e la sua voce profonda da fumatore incallito e da attore o da crooner da giovane lo aveva portato a partecipare insieme a Dalla alla compagnia amicale dei Cantapoeti che giravano per le strade della loro città recitando versi musicati e Lucio suonava la fisarmonica. E comunque: Graldi era nato a Bologna il 27 maggio 1942, esordì giovanissimo su alcune testate locali, si trasferì a Roma per lavorare prima con Paese Sera, poi con il Corriere della Sera di cui è stato cronista di punta, giudiziaria e altro, e capo della redazione romana. Vice direttore con Sergio Zavoli al Mattino, nell’ottobre 1994 è stato nominato direttore dalla Fondazione Banco di Napoli rimanendo al timone del quotidiano di via Chiatamone fino al 2001, quando l’editore Caltagirone gli ha affidato la guida del Messaggero per tre anni e poi lo ha nominato direttore editoriale.


Pubblicato

in

,

da

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *