Ferragni-Balocco, le mail sotto la lente: “Le vendite del pandoro? Servono a pagare il cachet”

Più che di beneficenza per le cure pediatriche, il sospetto della procura è che si trattasse di una imbellettata operazione di marketing studiata a tavolino con un cospicuo scambio di dettagliate mail fra il team Ferragni e l’azienda dolciaria per svecchiare l’immagine del pandoro Balocco. Come? Con un reel di Chiara Ferragni – l’influencer che, almeno fino a dicembre, era capace di trasformare in oro tutto quello che toccava –  in cui lei mostrava come si setacciava lo zucchero rosa del pandoro e, a seguire con tutto il repertorio di comunicazione social, comprensivo di comunicati, hashtag e chioccioline Instagram. Il tutto per un cachet di un milione di euro nelle casse della star del web.Il pacchetto emergerebbe chiaramente dalla informativa dell’Authority, in particolare dagli scambi privati tra Balocco e il team Ferragni da cui appaiono chiare le intenzioni delle parti che, mail dopo mail, definiranno i contorni del reato ieri contestato ufficialmente, cioè quello di truffa aggravata dalla minorata difesa. Emerge chiaramente la volontà della società Fenice (Ferragni) di inserire la donazione che Balocco farà all’Ospedale Regina Margherita di Torino nell’ambito del progetto ‘Pandoro Pink Christmas’ e la consapevolezza che la stessa sarebbe avvenuta a maggio 2022. Al contrario, tutti i messaggi veicolati per presentare l’iniziativa benefica (i post e le stories di Ferragni), sono stati realizzati associando le vendite del pandoro al reperimento dei fondi utili alla donazione, pur nella consapevolezza che la donazione era stata fatta mesi prima. Dagli atti risulta chiaramente che Balocco non avrebbe voluto inserire nel comunicato il riferimento alla donazione come legata alle vendite del prodotto, anzi, in una mail interna il (omissis), scrive: “Mi verrebbe da rispondere [al team Ferragni]: In realtà le vendite servono per pagare il vs cachet esorbitante”. La Gdf nella informativa che ha portato all’iscrizione della influencer e dell’ad di Balocco, ha valorizzato queste mail agli atti dell’Authority, nelle quali “si dà conto della definizione comune dei contenuti” da pubblicare. Due mesi dopo è, poi, stato siglato il contratto da cui emergerebbe la consapevolezza – si legge nel provvedimento del Garante – che la donazione, 50 mila euro, era avvenuta nel maggio precedente e “non era legata alla vendita del prodotto” pubblicizzato via social dalla influencer per un cachet di 1 milione.


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