Filippo Turetta, l’auto piena di sangue: le analisi dei Ris. Cosa è stato trovato nella Punto

La Fiat Punto piena di sangue con cui, lo scorso 11 novembre, Filippo Turetta ha trasportato il corpo dell’ex fidanzata, Giulia Cecchettin, per poi abbandonarlo privo di vita in un canalone tra le montagne di Piancavallo e fuggire in Germania, dove è stato arrestato una settimana più tardi. La conferma arriva dai primi accertamenti che gli specialisti del Ris di Parma hanno eseguito sulla vettura dello studente di Torreglia, ora in carcere a Verona , rientrata in Italia poco prima di Natale. Sarà necessaria un’apposita analisi delle tracce, la cosiddetta “bloodstain pattern analysis” per capire se si tratti di schizzi e, dunque, se le coltellate che hanno provocato la morte della ragazza siano state inferte proprio all’interno della vettura, come ipotizzano gli inquirenti.Queste analisi, così come gli esami sui numerosi reperti rinvenuti all’interno della vettura e quelli raccolti dagli investigatori nei luoghi in cui la Fiat Grande Punto si era fermata la sera dell’11 novembre, prima a Vigonovo e poi a Fossò, saranno eseguite alla presenza degli esperti nominati dai difensori dell’indagato, gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, nonché dai familiari della vittima, assistiti dagli avvocati Nicodemo Gentile e Stefano Tigani: il sostituto procuratore che coordina le indagini, Andrea Petroni, si appresta a fissare la data per il conferimento dell’incarico. Le attività potrebbero iniziare già dalla prossima settimana.Gli accertamenti tecnici riguarderanno il coltello con manico spezzato rinvenuto nel parcheggio di Fossò e quello trovato all’interno dell’auto, ritenuta l’arma del delitto; le tracce trovate dai carabinieri a Vigonovo e Fossò; il cellulare di Filippo e altri oggetti sequestrati, tra cui un pezzo di nastro adesivo utilizzato, probabilmente, per impedire che la studentessa ventunenne potesse urlare.


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