Stazione Roma Termini, straniera tenta di rapire un bimbo. La nonna: «Io scaraventata a terra, nessuno ci aiutava»

Mattinata da incubo mercoledì, a Roma Termini, per una sessantenne originaria di Terracina e il nipotino di 10 anni. «Una donna ha tentato di rapire il mio bambino, strappandomelo via dalle mani. Mi sono opposta con tutte le forze, sono stata scaraventata a terra e picchiata, urlavo disperatamente, ma nessuno è intervenuto per aiutarci. È stato terribile». È ancora sotto choc la signora Adriana G. che ieri ha presentato una formale denuncia dell’accaduto negli uffici del commissariato della cittadina costiera. Il suo racconto è rotto da un pianto sommesso quando ripensa allo sguardo terrorizzato del nipote che valeva più di mille richieste di aiuto: «Nonna, ti prego, non mi lasciare», le ripeteva. La donna era arrivata a Roma molto presto per sottoporsi a una visita medica specialistica. Aveva dovuto portare con sé il nipote perché la scuola era stata chiusa per un guasto ai riscaldamenti e il padre del bambino si trova all’estero per motivi di lavoro. Nonna e nipote erano partiti da Monte San Biagio all’alba per non arrivare tardi all’appuntamento in ospedale. Svolta la visita, si erano quindi diretti nuovamente alla stazione Termini per fare ritorno a casa. Per qualche minuto hanno perso però il treno delle 10.36 e, dunque, per ingannare il tempo in attesa della corsa successiva, hanno deciso di andare a fare colazione all’esterno della stazione, sul lato di via Giolitti. Quando stavano tornando a Termini, racconta la nonna, si è avvicinata una donna. «Sulla quarantina, accento straniero, capelli ricci castano scuro sulle spalle. Indossava dei jeans blu, scarpe da ginnastica, un giubbotto grigio scuro e una sciarpa marrone», come metterà a verbale davanti agli agenti. «Non sembrava una sbandata, ma una dei tanti passanti», ricorda. Passando accanto ad Adriana che teneva il bambino per mano, la donna si è rivolta al piccolo dicendo: «Che bello sei». Poi, improvvisamente, lo ha afferrato per il giubbino, tirandolo a sé. «Mi diceva “lascialo” e a lui “vieni con me, sono io la tua mamma”. Di impulso l’ho stretto ancora più forte», racconta la nonna. Anche il nipote si è difeso cercando di allontanare la sconosciuta come poteva, tirando calci.


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