Bce vuole le banche Ue fuori dalla Russia

Il sequestro cautelativo di 463 milioni di euro in conti, titoli e quote societarie da parte di un tribunale di San Pietroburgo nei confronti di Unicredit (oltre 200 milioni sono stati congelate a Deutsche Bank e Commerzbank) ha riaperto una vecchia questione in seno al sistema bancario europeo. La Bce, infatti, da molto tempo avrebbe esercitato qualcosa di più di una moral suasion verso tutte le banche dell’Eurozona che operano in Russia al fine di accelerarne i piani di ritiro. Il rischio, infatti, è quello di ricadere in pesanti sanzioni degli Usa, che per l’Europa sono una controparte molto più significativa di quanto possa esserlo Mosca.La Bce ha invitato le banche dell’Eurozona a cercare un’uscita dalla Russia da quando Mosca ha lanciato la sua invasione su larga scala dell’Ucraina nel febbraio 2022. Il capo della vigilanza dell’Eurotower, Claudia Buch, nel corso dell’Eurogruppo di lunedì scorso a Bruxelles ha tuttavia invitato esplicitamente i ministri finanziari «ad accelerare il derisking, delineando una chiara road map per la riduzione delle attività e la successiva uscita dalla Russia».L’anno scorso Unicredit e Otp – la banca ungherese che non è sotto la diretta vigilanza Bce – hanno iniziato a rimpatriare i profitti delle filiali russe sotto forma di dividendi. Secondo alcune fonti, le banche hanno dovuto presentare una richiesta alle autorità russe, che hanno permesso di pagare fino alla metà degli utili netti, a condizione che queste versassero le tasse locali. Nel 2023 Unicredit ha ricevuto 137 milioni di euro dalla sua controllata russa, Otp 135 milioni.


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