Separazione carriere dei magistrati, dal governo sì alla riforma della giustizia

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla tanto discussa riforma della giustizia. Questo significa che verranno istituiti due Consigli Superiori della Magistratura (Csm), uno per i magistrati requirenti e l’altro per quelli giudicanti, con carriere separate e distinte. Nonostante le polemiche, il provvedimento è stato accolto con un applauso, segno di un cambiamento epocale nel sistema giudiziario italiano.Le reazioni sono state intense, soprattutto da parte dell’Associazione Nazionale Magistrati e della sinistra politica, preoccupate che questa separazione possa compromettere l’autonomia della magistratura e aumentare l’influenza del potere esecutivo. Tuttavia, la storia racconta una realtà diversa. Giovanni Falcone, icona della lotta alla mafia, e Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano, hanno entrambi sostenuto la separazione delle carriere dei magistrati. Anche una mozione presentata al Congresso del Pd nel 2019 da Maurizio Martina ne riconosceva l’importanza per garantire un giudice terzo e imparziale.Del resto era chiaro che oggi si sarebbe arrivati al traguardo. Ieri pomeriggio, il guardasigilli Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano hanno incontrato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il segretario Generale Ugo Zampetti al Quirinale per presentare la riforma della giustizia. Al Quirinale, non ci si aspettano reazioni forti da parte di Mattarella che esprimerà le sue perplessità in modo sottile e discreto attraverso il CSM, noto per la sua critica alla riforma. La sua attiva partecipazione richiama l’importanza dell’unità nazionale e del rispetto per le istituzioni democratiche, fungendo al contempo come un manifesto di intenti sull’altra delicata riforma costituzionale tanto cara al governo Meloni, quella del premierato.


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