Lele Mora svela tutto: da Berlusconi agli incontri in carcere

Lele Mora, personaggio televisivo e storico agente del mondo dello spettacolo, ha raccontato la sua incredibile storia nel podcast “One More Time” di Luca Casadei. Mora ha vissuto una vita fatta di lusso, fama e amicizie importanti, come quella con Silvio Berlusconi, fino a crollare con l’arresto per bancarotta e il tentato suicidio. Attraverso il podcast, ha svelato l’uomo dietro ai fatti di cronaca.Lele Mora, nato in una famiglia di contadini, ha sempre sognato di studiare. “Il mio sogno era studiare – spiega Mora – ma non si poteva fare perché non c’erano i soldi. Mio papà ha chiesto a questo frate di aiutarci per farmi studiare. Ho fatto cinque, sei anni in convento, ma poi ho capito che non era il caso che mi facessi frate. Sono uscito e mi sono iscritto a una scuola alberghiera“.È a Venezia, lavorando nel settore alberghiero, che Mora entra in contatto con il mondo dello spettacolo, capendo subito che quello sarebbe stato il suo futuro. L’incontro con Giampiero Malena, manager di Pippo Baudo, segna l’inizio della sua carrieraTra le sue amicizie più significative, spicca quella con Silvio Berlusconi. Conosciuto nei primi anni ’80, Berlusconi diventa un punto di riferimento per Mora. “La nostra amicizia nacque quando Berlusconi mi invitò a Villa Certosa in Sardegna. Mi accolse con affetto e disse: ‘Finalmente rivedo Lele Mora. È un grande piacere’. Da lì nacque un’amicizia molto bella, vera e sincera che continuò per tanti anni“.. La sua permanenza nel carcere di Opera dura 407 giorni, un periodo che descrive come estremamente difficile. “Ero in isolamento, con sorveglianza a vista e divieto di incontro per tutto il tempo. Un mio vicino di cella era Olindo di Erba. Ho chiesto al comandante di poter creare un orto dietro il carcere. –Continua Lele Mora nel podcast riportato da leggo.it – L’ho fatto pulire bene con dei detenuti che mi sono fatto dare e ho creato un orto meraviglioso: era ‘orto-terapia’ e mi aiutava“.Durante il periodo di detenzione, Mora tenta il suicidio. La vigilia di Natale, sopraffatto dalla sofferenza e dal senso di colpa verso i suoi figli, cerca di togliersi la vita. “Queste cose non si devono mai fare. Era la vigilia di Natale, erano venuti i miei figli e vederli andare via dalla finestra mi ha fatto sentir morire. Sono tornato in cella e ho pensato: ‘Perché devo stare qua? Perché devo soffrire così tanto e far soffrire così tanto i miei figli?’. Ho staccato tutto lo scotch da una lampada e mi sono incerottato. È arrivato il poliziotto penitenziario e mi ha salvato in extremis“. Conclude Lele Mora.


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