Il fisco sugli avvisi bonari

Dalla duplicazione dei dati emessi si sono generate compliance con errate segnalazioni di incongruenze tra incassi Pos e fatture/scontrini telematici anche di oltre 300.000 euro (ed il correlato invito alla regolarizzazione).Attualmente non è chiaro se l’errore derivi dall’inesatta trasmissione dei dati delle transazioni da parte degli intermediari finanziari o se sia invece imputabile alla gestione delle informazioni da parte dell’agenzia delle entrate. Ma è indiscutibile che parte lesa siano i contribuenti chiamati a sostenere anche i costi professionali per la gestione delle comunicazioni.La modalità scelta di spacchettare mensilmente le operazioni e le relative segnalazioni di inconguenze rende infatti difficili le verifiche anche in assenza di errori da parte da parte dell’amministrazione finanziaria soprattutto nei casi di compliance riferite a contribuenti in contabilità semplificata che non hanno l’obbligo di contabilizzare incassi e pagamenti.Sono stati segnalati anche casi con transazioni realmente effettuate all’interno di una mensilità, ma indicate dall’agenzia delle entrate duplicate nei primi quindici giorni del mese e triplicate nei secondi quindici.L’unica certezza per ora attribuibile alle lettere è il disagio arrecato ai contribuenti che devono sostenere i costi per la complessa verifica delle incongruenze segnalate.In molti casi, soprattutto quelli riferiti alle imprese che operano in contabilità ordinaria, senza quindi la necessità di contabilizzazione di incassi e pagamenti, la verifica dei dati risulta complessa anche senza gli errori dell’amministrazione finanziaria dovendo i contribuenti (ed i consulenti) operare a ritroso con estratti conto e resoconti delle transazioni Pos alla mano.


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