Mes: la freddezza del Quirinale e il silenzio della Banca d’Italia sul sorprendente No della Meloni

Per un Paese altamente indebitato come l’Italia, che deve ogni giorno sperare nella benevolenza dei mercati finanziari e dei partner occidentali per finanziare il proprio debito pubblico, rifiutare lo scudo protettivo del Mes è autolesionismo puro e dilettantesco infantilismo. Incrociare le dita nella speranza che non ci capiti addosso una crisi finanziaria o bancaria è il meno che si possa fare ma, anche se non arrivasse tra di noi un nuovo cigno nero, con la sorprendente bocciatura del Mes abbiamo offerto il petto alla speculazione che ha buon gioco a individuare nell’Italia il punto debole del sistema finanziario internazionale. Le banche italiane, per quanto siano solide, hanno qualche ragione in più di preoccuparsi e per convincersi che il Governo Meloni, in aggiunta allo scivolone di luglio sull’extratassa sui profitti bancari, è a tutti gli effetti un Governo anti-mercato. Quando scatta il combinato disposto sovranista Salvini-Meloni arriva sempre qualche guaio: finanziario ma anche politico ed istituzionale. Sono in molti a pensare, e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti lo ha preannunciato, che la sciocca furbata sul Mes la pagheremo cara. Non solo perché siamo nel mirino dei mercati ma perché ci siamo rivelati inaffidabili agli occhi dei nostri partner europei, Francia e Germania in testa, che non ci faranno sconti su tutti i prossimi dossier comunitari. Questa preoccupazione è forte nell’establishment italiano e ai vertici delle nostre istituzioni e due elementi la simboleggiano più di altri: la freddezza del Quirinale verso la premier Giorgia Meloni e il silenzio della Banca d’Italia.


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