Chico Forti in Italia: “Ribadisco la mia innocenza”

Chico Forti è atterrato in Italia. Ad attenderlo all’aeroporto di Pratica di Mare la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il 65enne  condannato all’ergastolo negli Usa per omicidio, (che ha già scontato 24 anni di pena in Florida) è stato trasferito al carcere di Rebibbia “dove si fermerà alcuni giorni, poi andrà a Verona” come confermato dallo zio Gianni Forti.Il procedimento per il rientro in Italia di Chico Forti, ai sensi della Convenzione di Strasburgo, era stato aperto nel dicembre 2019, quando lo stesso Forti, attraverso il suo difensore, manifestò la sua volontà di essere trasferito in Italia. Nel marzo scorso, il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva firmato il decreto con cui chiedeva di promuovere presso la Corte d’appello di Trento il giudizio di riconoscimento della sentenza penale irrevocabile emessa nel giugno 2000 dalla Corte in Florida. Giudizio che si è concluso a Trento il 17 aprile, con il riconoscimento della sentenza pronunciata dalle autorità statunitensi.Rientrare in Italia, anche qui dentro, per me è un passo positivo”. Sempre in carcere, ma nel nostro Paese cambia tutto, ha spiegato Forti: “Dal personale, la direttrice, le guardie, i vestiti che indosso, italiani. E per la prima volta non ho una matricola addosso e non ho le manette, è un’altra atmosfera”.Il 65enne trentino, condannato vent’anni fa all’ergastolo negli Usa e tornato oggi in Italia, ribadisce la sua innocenza: “L’unico motivo per cui ho accettato ora l’estradizione è che agli inizi dovevo dichiararmi colpevole, e non l’avrei mai fatto, io mi dichiaro innocente. Sono positivo, sono convinto che il futuro sia come io auspico”. Provato, commosso, Forti spiega: “Se mi sono mantenuto così è per mia madre, spero presto di abbracciarla. Ringrazio tante persone, Giorgia Meloni è stata fantastica, tutto il governo mi ha aiutato”.. Tajani ha ricordato il “comportamento ineccepibile come detenuto negli Stati Uniti” che dà la possibilità a Forti di “poter continuare ad essere un detenuto modello anche in un carcere italiano”.Chico Forti, oggi 65enne, è un ex velista e produttore televisivo italiano che nel 2000 è stato condannato per omicidio negli Stati Uniti d’America. Ma da sempre l’italiano si è dichiarato vittima di un errore di persona e in Italia, dopo che molte trasmissioni televisive si sono occupate della sua vicenda, è nato un movimento innocentista a sua difesa, che ha raccolto sia sostenitori che contestatori. Il movimento più volte è arrivato alle porte di Montecitorio per sollevare l’attenzione sul connazionale detenuto negli States.Il 15 febbraio 1998 Dale Pike, figlio di Anthony Pike, dal quale Forti stava acquistando il Pikes Hotel, a Ibiza, viene trovato assassinato sulla spiaggia di Sewer Beach, Miami.Gli inquirenti telefonano all’albergo e il manager Antonio Fernandez li informa che Dale era partito per Miami per annullare la vendita dell’albergo, dopo che Fernandez aveva detto a Dale che Forti stava truffando il padre Anthony Pike, affetto da demenza. La polizia cerca Forti per fargli alcune domande e lo localizza a Williams Island a Miami. Appena si presentano i poliziotti Forti chiede “Siete qui perché è morto Dale?”, circostanza sospetta perché nessuno sapeva ancora che Dale fosse stato ucciso. Forti dice alla polizia che non aveva incontrato né visto Dale, ma viene smentito dai registri dell’aeroporto. Allora Forti cambia versione e dice che Dale era andato a una festa. A quel punto la polizia gli mostra i tabulati del suo cellulare che lo localizzano vicino al luogo del delitto.Allora Forti dà la sua terza versione: dice che un suo amico e pregiudicato tedesco Thomas Knott lo ha costretto a prelevare Dale per ucciderlo e che se avesse rifiutato Knott avrebbe ucciso la sua famiglia, ha prelevato Dale all’aeroporto e lo ha consegnato in un parcheggio a un tedesco di nome Hans su una Lexus bianca. Nel corso di una perquisizione la polizia scopre che Forti era coinvolto in una serie di frodi immobiliari a Miami. La pistola usata per l’omicidio era una calibro 22 e la polizia scopre che Forti aveva comprato una calibro 22 pagando con carta di credito. Interpellato sulla pistola, Forti dice che è stata smarrita e che l’aveva data a Knott per il tiro al piattello. A questo punto l’italiano viene accusato di essere complice nell’omicidio e viene condannato all’ergastolo senza possibilità di condizionale.


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