Legge Bossi-Fini. “Entrerà soltanto chi ha un lavoro”

La legge Bossi Fini è morta. E resuscitarla senza riscriverla sarà impossibile. Ad ucciderla è stata la mancanza di un sistema di controlli del meccanismo progettato dai legislatori. La carenza, amplificata dalle inefficienze o dalla corruzione degli snodi burocratici ha permesso alla criminalità organizzata di allungare le mani anche sui migranti regolari. Avete letto bene. Stavolta non si parla dei migranti irregolari traghettati sulle nostre coste dai trafficanti di uomini. O arrivati alla frontiera nord-orientale percorrendo la «rotta balcanica».Stavolta si parla di migranti arrivati in Italia con un regolare visto assegnato grazie alle richieste presentate da aziende e privati nei famosi «click days». Quelli, per intenderci, su cui puntava il governo per combattere l’immigrazione clandestina e garantire manodopera alle aziende. Ma questa semplicità unita al meccanismo di silenzio-assenso – inevitabile per l’impossibilità di verificare in tempo utile le centinaia di migliaia di domande presentate in pochi giorni (quest’anno 690mila nei «click-days» del 18, 21 e 25 marzo) – ha facilitato l’intrusione di criminalità organizzata e truffatori. La prima a denunciarlo, bloccando di fatto lo strumento «flussi» adottato dal suo esecutivo è stata la presidente del Consiglio.eri Giorgia Meloni ha raccontato al Consiglio dei Ministri di aver inviato un esposto alla Direzione nazionale Antimafia e al Procuratore nazionale Giovanni Melillo. Il documento sottolinea le sconcertanti discrepanze tra le domande di visto e nulla osta presentate con i decreti flussi 2022 e 2023 e gli effettivi accessi ai posti lavoro. «I dati dimostrano – scrive la Meloni – che da alcune Regioni . (principalmente, la Campania) proviene un numero di domande di nulla osta .largamente prevalente rispetto alle altre Regioni» e «del tutto sproporzionato rispetto a quello delle imprese operanti su tali parti di territorio».Una sproporzione talmente eclatante da far ipotizzare «infiltrazioni della criminalità organizzata» pronta in cambio di cifre intorno ai 15mila euro a migrante a garantire «l’accesso in Italia, per una via formalmente legale e priva di rischi, a persone che non ne avrebbero diritto». Il caso Campania da questo punto di vista è macroscopico. «La regione – si legge – esprime un numero di domande cinque volte maggiore di quelle provenienti dalla Puglia, nonostante quest’ultima abbia il doppio di imprese agricole».


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